“Siamo donne, oltre alle gambe c’è di più” recitava il testo di una canzone italiana dei primi anni ‘90 che aveva come obiettivo quello di celebrare la bellezza femminile nella sua integrità. Il messaggio che si voleva inviare al pubblico era molto chiaro e significativo: bisogna elogiare la donna non solo per il suo fisico ma anche, e soprattutto, per il suo intelletto, la sua anima, la sua mente: la donna in ogni suo aspetto.
Questa canzone fu solamente l’inizio di un ampio movimento che negli anni seguenti ha iniziato a svilupparsi proprio in difesa di tutti quei diritti e della libertà che alle donne sono stati negati per troppo tempo.
Sicuramente il lavoro è stato uno degli aspetti in cui, nel corso degli anni, le donne hanno dovuto affrontare numerosi ostacoli e difficoltà prima di arrivare ad un vero e radicale cambiamento a livello socioculturale. È proprio di donne e lavoro il tema che abbiamo deciso di trattare nell’articolo del mese di Marzo.
Il lavoro e le donne, le evoluzioni nella storia
In Europa la divisione di genere all’interno del mondo del lavoro è stata per secoli netta e inequivocabile: la donna godeva di un minore riconoscimento a livello sociale, il suo compito principale era quello di occuparsi della cura dei figli e della casa e di svolgere diverse attività senza però percepire un reddito effettivo. L’uomo, invece, era impegnato in attività socialmente ed economicamente riconosciute, quindi dedito solamente a funzioni produttive.
La Prima Guerra Mondiale rappresenterà per le donne la possibilità di distaccarsi dalle figure maschili, come padri, figli e mariti, e muovere i primi passi verso una pianificazione dei diritti, quindi verso l’emancipazione. Sarà poi con la fine della Seconda Guerra Mondiale che le donne iniziano a lottare per la loro libertà e riescono ad ottenere i primi diritti e riconoscimenti, come il diritto di voto, alcuni principi fondamentali per quanto riguarda la parità di diritti tra uomo e donna e quindi l’affermazione di una propria identità femminile.
È tra il XIX e il XX secolo che si è osservata una solida evoluzione del lavoro femminile e in particolare negli ultimi vent’anni che ci sono stati miglioramenti nei ruoli di donne e uomini che fanno ben sperare.
Tuttavia, l’evoluzione culturale da compiere è ancora importante. Lo stereotipo che vede la donna maggiormente responsabile della gestione della casa e dei figli purtroppo è ancora profondamente radicato in noi. Le norme vigenti nel nostro paese supportano tale concezione, partendo ad esempio dalla questione della maternità/paternità: mentre la madre, giustamente, ha fino a 5 mesi di maternità obbligatoria, al padre, solo con le novità introdotte nella legge di bilancio del 2022, sono concessi ora 10 giorni di paternità. Questo, oltre ad avere ovviamente ripercussioni sulla gestione familiare e la divisione dei compiti in casa, può portare a differenze di fondo nelle possibilità che una donna e un uomo hanno di trovare lavoro: un datore di lavoro, dovendo assumere nuovi dipendenti, sarà più propenso a scegliere un uomo rispetto ad una giovane donna, che potenzialmente potrebbe avere figli e quindi mancare più tempo dal lavoro.
Le differenze di trattamento nel mondo del lavoro si accompagnano al vissuto psicologico delle donne. Molte di noi si sentono ancora profondamente sbagliate se ad esempio nella vita decidono di dare priorità alla carriera, piuttosto che alla creazione di una famiglia; mentre se a farlo è un uomo, questo è più accettabile. Tantissime lavoratrici sono dilaniate dai sensi di colpa se, per esempio, devono compiere una trasferta per lavoro e quindi affidare i figli a qualcun altro per un pò, mentre, di nuovo, è considerato del tutto normale che un padre viaggi per lavoro e sia spesso lontano da casa.
Nonostante i passi avanti che si stanno compiendo, quindi, restano ancora forti difficoltà per la donna per quanto riguarda la partecipazione al mercato del lavoro, la parità di retribuzione, la rappresentanza femminile in posizioni aziendali al vertice e l’equilibrio tra lavoro e vita privata.
L’Unione Europea comunque sembra essere attenta a queste tematiche e lo sta dimostrando con alcune iniziative volte a colmare tali disparità. Tra queste vi è ad esempio la strategia per la parità di genere 2020-2025, ma anche l’impegno nel raggiungere l’obiettivo 5 dell’Agenda ONU 2030, che recita: “Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze”.
Il gender gap è un problema che si sta dunque tentando di arginare, ma è ancora lontano dall’essere superato completamente. Come si evince dal Global Gender Gap Report 2021 ci vorranno ancora ben 135 anni per raggiungere una reale parità di genere.
Speriamo che l’Europa si stia muovendo davvero per raggiungere l’obiettivo di garantire libertà, uguaglianza, pari opportunità di realizzazione personale e valorizzazione di ogni individuo nella sua diversità, entro il 2025.
Se ti va di approfondire l’argomento o senti di avere bisogno di un sostegno, non esitare a contattarci per un colloquio.
Sitografia
Agenda ONU 2030 https://sdgs.un.org/2030agenda
Global Gender Gap Report 2021 https://www.weforum.org/reports/global-gender-gap-report-2021