Finalmente è nat*!! E adesso che succede? E se capita la Depressione Post Partum?
Sarà per il fatto che eiréne si sta allargando e siamo pronte ad accogliere una nuova vita, sarà che noi due ci siamo conosciute proprio in un contesto lavorativo in cui eravamo circondate da donne che stavano affrontando il periodo del peripartum ma noi al tema della gravidanza e le sue innumerevoli sfaccettature ci siamo proprio affezionate.
Infatti, proprio per tutti questi motivi, per il mese di Luglio abbiamo deciso di affrontare il tema della gravidanza e del peripartum.
Quando non va come ti aspettavi
Non sappiamo quante delle nostre lettrici o lettori, indirettamente, si siano trovati ad affrontare il delicato momento della maternità, un vero e radicale cambiamento della propria vita che comporta una modificazione dei ruoli precedenti ed un progressivo adattamento al nuovo. Non per tutte le neo mamme questo passaggio risulta essere semplice e sereno, infatti dagli ultimi dati aggiornati e riportati sul sito del ministero della salute, circa l’85% manifesta un disturbo dell’umore a diversi livelli di intensità. La maggior parte delle donne tende a sperimentare quello che viene definito il “baby blues” ovvero instabilità emotiva, ansia, difficoltà a dormire, crisi di pianto, che si manifestano nelle donne subito dopo aver partorito e nei giorni successivi. In questo caso i sintomi sono tendenzialmente di breve durata, lievi e si risolvono in maniera spontanea. Circa il 10-15% delle neo mamme, invece, sperimenta un vero e proprio stato depressivo che ha necessità di essere trattato dal punto di vista terapeutico e/o farmacologico.
Le stime riportate tendono ad essere abbastanza generiche in quanto molte donne tendono a sottovalutare i sintomi e anche da parte dei clinici non sempre vi è una buona capacità nel riconoscimento del disturbo, che è ufficialmente presente nel DSM 5 (2013) e denominato Depressione Post Partum (DPP). Il ritardo nel trattamento comporta per circa il 50% delle donne la presenza di depressione anche dopo 6 mesi e per il 25% anche dopo un anno dalla nascita del proprio figlio/a.
Caratteristiche, cause e fattori di rischio della Depressione Post Partum
Il DSM 5 (2013) considera la DPP come un disturbo depressivo maggiore se l’esordio dei sintomi dell’umore si verifica durante la gravidanza o nelle quattro settimane successive il parto. Per porre diagnosi di DPP devono essere presenti per almeno 2 settimane, quasi ogni giorno:
- Un umore depresso per la maggior parte del tempo, con sensazioni di tristezza, vuoto, disperazione
- Perdita di interesse o piacere per quasi, o tutte, le attività
Inoltre, devono essere presenti almeno 5 tra i seguenti sintomi:
- Significativa perdita o aumento di peso, oppure perdita o aumento dell’appetito
- Insonnia o ipersonnia
- Agitazione o rallentamento psicomotorio
- Faticabilità o mancanza di energia
- Sensi di colpa eccessivi
- Ridotta capacità di pensare, ragionare, decidere
- Ricorrenti pensieri di morte, ideazione suicidaria o tentativi di suicidio
I sintomi causano forte disagio e comportano difficoltà per la donna nell’entrare in relazione con il bambino, incrementando quindi il senso di inadeguatezza, la tristezza e la frustrazione.
La DPP va distinta dalla psicosi post partum, che ha una gravità maggiore ed è anche molto più rara. Questa è caratterizzata da un totale distacco dalla realtà della madre, con allucinazioni e deliri. Spesso è in questo stato che possono essere commessi infanticidi.
Come per tutta la psicopatologia, non è possibile individuare singole e specifiche cause per la DPP. Solitamente si tratta di una interconnessione di fattori biologici, psicologici e sociali, uniti alla presenza di fattori di rischio che predispongono allo sviluppo di depressione in questo delicato momento di vita. Tra questi vi è sicuramente la familiarità per depressione o altri disturbi dell’umore: chi ha parenti di primo grado che hanno sofferto di depressione o chi ha già avuto episodi di depressione, ansia o disturbo bipolare, ha un rischio maggiore di incorrere in DPP. Anche le esperienze di vita ed in particolare l’aver vissuto eventi particolarmente stressanti nell’ultimo anno (lutti, malattie di parenti, conflitti con il partner, perdita del lavoro…), possono contribuire alla deflessione del tono dell’umore dopo il parto. Possiamo far rientrare nei fattori di stress anche il fatto che la gravidanza fosse non desiderata o problemi di salute ed esigenze particolari del neonato. Sembrano avere un ruolo significativo anche le relazioni e il sostegno sociale su cui può contare la neomamma. Come si può ben immaginare, il supporto adeguato del partner, dei familiari e degli amici nel periodo subito dopo il parto, aiuta la donna a non sentirsi sola, a condividere dubbi e incertezze, a gestire concretamente il neonato, potendo recuperare le energie per non arrivare all’esaurimento. A tutti questi elementi si aggiunge il fisiologico squilibrio ormonale che avviene con il parto, con una diminuzione dei livelli di estrogeni e progesterone che, come abbiamo detto, già di base nella maggior parte delle donne comporta stati d’animo di tristezza e irritabilità, innescando dunque, in chi è predisposto, un vero e proprio stato depressivo.
Solo le donne soffrono di Depressione Post Partum?
Anche se la maggior parte delle ricerche sul tema coinvolge le neo mamme, si sta sempre di più ponendo l’attenzione anche sulla Paternal Postpartum Depression. Sì, avete letto bene: anche i papà durante il periodo perinatale possono soffrire di DPP, che si manifesta attraverso alcuni sintomi come l’irritabilità, perdita o l’aumento dell’appetito, il nervosismo, cambiamenti nel sonno, ansia, sentirsi stanchi affaticati. Queste manifestazioni possono condurre anche ad agiti più violenti, oltre alle caratteristiche tipiche dell’esordio depressivo, e possono diminuire nel postpartum per poi ripresentarsi durante il primo anno di vita del bambino.
Negli ultimi anni si stanno portando avanti sempre più ricerche su questo aspetto, evidenziando il fatto che rimane un fenomeno ancora molto sottostimato anche se possiamo affermare che circa il 10% dei neo-papà soffre di una vera DPP (Paulson, 2013).
Come abbiamo evidenziato per quella materna, anche per la DPP paterna possono essere riscontrati alcuni fattori di rischio come ad esempio i problemi economici, la giovane età, la familiarità con i disturbi dell’umore e la mancanza di sostegno sociale (Musser et al., 2013).
A causa però delle ancora scarse ricerche rispetto all’argomento, non vi è ancora uno strumento che è stato validato per rilevare l’insorgenza della DPP nei neo papà.
Nella nostra esperienza professionale, durante il periodo di formazione presso l’Ambulatorio di Prevenzione e Cura del Disagio Psichico della Donna all’Ospedale Sant’Andrea di Roma, abbiamo avuto l’occasione di assistere direttamente a questo maggiore coinvolgimento dei papà nel trattare fenomeni di depressione post partum. Presso l’ambulatorio, infatti, i neo papà venivano accolti sin dalla prima visita e venivano somministrati anche a loro, così come alle mamme, questionari per valutare l’umore e l’eventuale necessità di supporto psicologico o farmacologico. Abbiamo anche potuto osservare come questa presa in carico della coppia di genitori sia stata fortemente apprezzata dagli utenti del servizio, soprattutto dai papà, che spesso quando si parla di gravidanza e post partum si sentono trascurati e tagliati fuori.
Trattamento della Depressione Post Partum
Se vi rendete conto che sono presenti in voi i sintomi sopra elencati o avete una persona a voi vicina che ha tali manifestazioni, è molto importante, se non fondamentale, rivolgersi ad uno specialista per chiedere aiuto. Non sempre le neo mamme e i neo papà riconoscono questi segnali, perché spesso subdoli o sottovalutati, è quindi importante che amici e familiari siano vigili e attenti e non aspettino molto tempo per fare il primo passo. Sperare in un miglioramento e nella riduzione della sintomatologia, soprattutto se i sintomi superano le due settimane, non è la strategia migliore, anzi potrebbe portare ad un rapido peggioramento che ha conseguenze negative sia sul bambino ma anche su tutto il nucleo familiare (se vuoi approfondire gli effetti della DPP nella relazione madre-bambino ne avevamo parlato in un nostro articolo qui, Mamma, che stress!).
Ad oggi ci sono numerose strade da poter perseguire per una riduzione del malessere e della sintomatologia depressiva, anche in tempi brevi come:
- Terapia farmacologica. Gli antidepressivi vanno ad agire su neurotrasmettitori, come serotonina e noradrenalina, che hanno un effetto diretto sull’umore. Solitamente gli effetti sono visibili nel giro di poche settimane. E’ fondamentale rivolgersi ad uno psichiatra esperto di DPP, che sappia valutare il farmaco più adatto in base alla fase della gravidanza o dell’allattamento.
- Psicoterapia. Le linee guida indicano che per la cura della DPP i trattamenti psicologici maggiormente efficaci includono la terapia cognitivo-comportamentale, la psicoterapia interpersonale e la problem-solving therapy. La psicoterapia richiede sicuramente più tempo per osservare importanti cambiamenti nell’umore, ma è di grande supporto emotivo alla donna, per alleviare sentimenti di colpa, inadeguatezza e solitudine. La combinazione di psicoterapia e psicofarmaci è il trattamento più efficace e consigliato (Cuijpers, et al., 2009).
- Gruppi di supporto o gruppi di auto-mutuo aiuto. In casi di depressione lieve possono essere d’aiuto anche gruppi formati da altre mamme in difficoltà, in cui sostenersi a vicenda.
Se ti riconosci nella sintomatologia che abbiamo descritto non esitare a chiedere aiuto! Non è motivo di vergogna e può cambiare la vita a te e alla tua famiglia.
Se hai bisogno, non esitare a contattarci per una consulenza psicologica.
Bibliografia
Cuijpers, P., Dekker, J., Hollon, S. D., & Andersson, G. (2009). Adding psychotherapy to pharmacotherapy in the treatment of depressive disorders in adults: a meta-analysis. The Journal of clinical psychiatry, 70(9), 401.
Musser, Anna K., Ahmed Azza H., Foli Karen J., Coddington, Jennifer A. (2013). Paternal Postpartum Depression: What Health Care Providers Should Know, Journal of Pediatric Health Care, Volume 27, Issue 6, 479-485.
Paulson, J.F., Bazemore, S.D. (2010). Prenatal and postpartum depression in fathers and its association with maternal depression, Journal of American Medical Association, 303 (19), pp. 1961-1969, Google Scholar.